Buona accoglienza in un locale familiare. Da 40 anni nei pressi dell’aeroporto di Malpensa: classica sala dove gustare carrello di arrosti e bolliti.


Guida Rossa  Michelin 2008





Chissà se avete fatto mai caso, ma perché un luogo si dovrebbe chiamare Malpensa? Se il rumore di jet che partono dall' hub lombardo non vi ha portato via ogni capacità di riflessione, allora chiedete a Giovanni Battista Pedrinazzi. Da quasi mezzo secolo lui gestisce questa osteria che  qualcosa di molto di più e diverso di una semplice tavola:  è un luogo degli affetti. Prima per questa campagna e poi per la gente. Be', ora sciogliamo l'interrogativo. Malpensa che  a due passi da qui, si chiama così perché quando Case Nuove - sul finire del cinquecento - fu fondata come colonia dai Visconti, si riteneva che la terra fosse talmente arida da non potere dare nulla:  era dunque una malpensata. Tant'è che c'è una cascina che si chiama ancora così.

In effetti da qui si diparte la brughiera della Gradenasca e il paesaggio diventa trasognante. Assai più concreto il piacere gastronomico che Giovanni Battista è in grado di procurarvi. Gentilissimo eppure franco, attentissimo ai prodotti del territorio con una spessa cultura storico-gastronomica, il patron de La Quercia si avvale della conduzione della cucina e del locale del gentile apporto di Pinuccia e Cira. E si capisce perché qui ci si sente in famiglia e perché il menu e il desco sono familiari. E' un'osteria dove viene servito pane amore e Lombardia! E allora addentriamoci nelle buonissime cose del menu. Prosciutto di Parma salame  campagnolo con strudel di verdura, manzo aromatizzato con marinata di verdure (un ottimo piatto freddo che rompe la monotonia del solito vitello tonné ormai endemico nelle tavole nordiste), melanzane all'arlecchino,  risotto con funghi porcini o con mirtillo e radicchio,  crespelle alla parmigiana gratinate,  gamberoni sgusciati e gratinati, cernia in crosta, filetti di pesce persico dorati. Inoltre rarità come lumache alla Borgogna.

Ma si può anche accedere ad altre tappe di piacere gastronomico come zuppa di farro e legumi, gnocchi con verdure, ravioli con ripieno di carne alla panna, risotto alla milanese, agnello al forno con patate petto di pollo alla piastra con semi di sesamo, controfiletto all'aceto balsamico. Tutto davvero buono e soprattutto, come avrebbe preteso il nostro mentore  Brillant-Savarin, tutto pervaso da quella exactitude che connota Giovanni Battista, le cognate che stanno in cucina, il locale.

Dove una sola raccomandazione è d'obbligo: cercate di moderare la scelta perché le porzioni sono generosissime, come’ generoso l'affetto che dal piatto vi viene trasmesso. Non potete però lasciare La Quercia senza aver assaggiato uno dei dolci scegliendo tra tiramisù gelato meringato al forno (con pan di Spagna) e panna cotta. Imperdibile il carrello dei formaggi, tutti selezionati con amore da Giovanni Battista che per il cacio ha occhio e predilezione. La cantina vi dà più di cento possibilità di scelta. E dopo lasciatevi tentare da due chiacchiere con questo oste innamorato della sua terra. Una terra bellissima che merita un po’ del vostro tempo: per visitare il castello Visconteo, per lasciarvi contagiare dalla scienza con la storia del triangolo geodetico che consentì di tracciare la prima vera carta geografica della Lombardia, e dal mito del miracolo della Ghianda. Mentre di lontano sentite ruscellare il Ticino e i vostri pensieri si faranno lievi come il sottile piacere che lascia un pasto da Giovanni Battista. Un sorriso in forma di oste.


Carlo Cambi - Il Mangiarozzo 2009

 
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